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Tre appelli di Amnesty

Iran: Scarcerare Zeynab Jalalian ora! - Iran: Decine di persone rischiano l'esecuzione in relazione alle proteste - Difendiamo i diritti umani in Afghanistan

Ultima modifica 16 maggio 2024

Argomenti :
Giustizia

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IRAN: SCARCERARE ZEYNAB JALALIAN ORA!
Zeynab Jalalian, 41 anni, è un’attivista curda iraniana che si batte per l’emancipazione delle donne e delle ragazze della sua minoranza oppressa. A causa delle sue attività sociali e politiche è detenuta ingiustamente già da 15 anniSta scontando l’ergastolo nella prigione di Yazd, nell’omonima provincia, a 1400 km dalla sua famiglia, residente nella provincia dell’Azerbaigian occidentale, il che rende estremamente difficili le visite dei suoi anziani genitori. È stata ripetutamente sottoposta a torture e maltrattamenti.
È in carcere dal marzo 2008, quando è stata arbitrariamente arrestata da agenti della sicurezza. Giudicata colpevole del reato di “inimicizia contro Dio” (moharebeh) e condannata a morte in relazione alle sue attivitànell’ala politica del Partito per la vita libera del Kurdistan (Pjak), un’organizzazione armata. Le sue attività riguardavano l’emancipazione delle donne curde e l’autodeterminazione dei curdi. Nel dicembre 2011, a seguito di un provvedimento di clemenza della Guida suprema, la sua condanna a morte è stata commutata in ergastolo.
Zeynab Jalalian è una delle donne detenute da più tempo per motivi politici e deve essere scarcerata immediatamente.

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IRAN: DECINE DI PERSONE RISCHIANO L’ESECUZIONE IN RELAZIONE ALLE PROTESTE
Aggiornamento del 9/01/2023 – Decine di persone, tra cui tre minorenni, rischiano l’esecuzione in relazione alle proteste in corso in Iran. Le autorità iraniane usano la pena di morte come mezzo di repressione politica per instillare la paura tra i manifestanti e mettere fine alle proteste.
Coerente con una politica di occultamento di lunga data sulle violazioni dei diritti umani e cercado di disumanizzare le vittime, le autorità iraniane non hanno rivelato l’identità delle persone condannate a morte.
Nel corso delle indagini, Amnesty International ha ottenuto informazioni confermando i nomi di 10 persone condannate a morte.L’8 dicembre, le autorità hanno messo a morte il manifestante Mohsen Shekari, dopo averlo condannato in un processo gravemente iniquo con l’accusa di “inimicizia contro Dio” meno di tre mesi dopo il suo arresto.
Il 12 dicembre, le autorità hanno messo a morte pubblicamente un altro giovane manifestante, Majidreza Rahanvard, a Mashahd, provincia di Khorasan-e Razavi, dopo averlo condannato per “inimicizia contro Dio” in un processo gravemente iniquo. È stato messo a morte meno di due settimane dopo una sessione del tribunale il 29 novembre 2022.
Il 7 gennaio  sono state eseguite le condanne a morte di Mohammad Mehdi Karami e Seyed Mohammad Hosseini.  L’8 gennaio, Mohammad Boroughani e Mohammad Ghobadlou sono stati trasferiti nel braccio della morte in attesa di imminente esecuzione.
Le persone sono state sottoposte a processi iniqui: sono stati negati i loro dirittia essere difesi da un avvocato di propria scelta, alla presunzione di innocenza, a rimanere in silenzio non rispondendo alle domande e ad avere un processo giusto e pubblico. Secondo fonti ben informate, numerosi imputati sono stati torturati e le loro confessioni, estorte con la tortura, sono state usate come prove nel corso dei processi. Le TV di stato hanno mandato in onda le ”confessioni” forzate di almeno nove imputati, prima dei loro processi.
Amnesty International teme che oltre a queste decine di persone, molte altre rischino l’esecuzione, considerate le migliaia di rinvii a giudizio disposti finora. Il timore di imminenti esecuzioni è accresciuto dalle richieste da parte del parlamento e di altre istituzioni di avere processi rapidi ed esecuzioni pubbliche.
Firma l’appello e chiedi con noi lo stop delle esecuzioni!

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DIFENDIAMO I DIRITTI UMANI IN AFGHANISTAN
Dal 15 agosto 2021, quando hanno preso il potere in Afghanistan, i talebani hanno avviato una nuova era di violenze e violazioni dei diritti umani. Oggi, un anno dopo, il paese è sull’orlo di una rovina irreversibile.
Non solo i talebani, che sono le autorità di fatto del paese, hanno infranto la loro promessa di proteggere i diritti della popolazione afgana, in particolare i diritti delle donne, ma hanno ripreso il ciclo di violenze e commesso un’infinità di violenze e violazioni dei diritti umani in totale impunità.
In un anno, hanno sistematicamente smantellato le istituzioni chiave per la protezione dei diritti umani e represso la libertà di espressione, associazione, il diritto a un processo equo e altri diritti umani.I diritti fondamentali delle donne e delle ragazze sono stati soppressi. Migliaia di persone sono state arbitrariamente arrestate, torturate, rapite e persino uccise: esponenti del giornalismo, dello sport e dell’arte, attiviste, difensori dei diritti umani, accademici e accademiche, minoranze religiose ed etniche restano particolarmente a rischio.
I diritti umani sono sotto attacco su tutti i fronti. Mentre la popolazione afgana continua a sfidare questa tempesta, noi dobbiamo essere al suo fianco e difendere il suo diritto a vivere in libertà, dignità e uguaglianza.

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