Giardino Liberazione Chieri
Il 18 aprile 1945, il piano di “pianurizzazione” decise per il 19 aprile 1945 l’attacco contro il presidio fascista di Chieri, come azione diversiva di alleggerimento, in appoggio allo sciopero generale dichiarato nel capoluogo, il giorno precedente.
Ultima modifica 26 novembre 2024
Al comando di Vincenzo Modica presero parte circa 200 uomini di diverse formazioni dell’VIII^ zona, squadre della brigata Garibaldi 4^ - 11^ - 19^, Gruppo mobile operativo del Monferrato, 9^ divisione Giustizia e Libertà.
Il piano prevedeva:
- Ore 8 blocco alle strade del Pino e della Rezza.
- Ore 10 interruzione linee telefoniche e telegrafiche.
- Ore 12 occupazione della città: sabotaggio della linea ferroviaria, assalto al presidio fascista nella casa Littoria.
Ci furono due perdite tra i partigiani, 4 tra i fascisti, e alcuni feriti.
Alle ore 12,40 vennero fatti prigionieri 13 militi e 7 informatori fascisti.
Il Comandante Barbato dichiarò la liberazione di Chieri e pronunciò il primo discorso della libera città di Chieri presso l’albergo Tre Re in piazza Cavour.
Alle ore 14,45 i partigiani si ritirarono lasciando alcune pattuglie.
Il 20 aprile 1945 venne la rappresaglia fascista con due colonne di carri armati da Pino e da Cambiano guidate dal gen.Solaro. I fascisti entrarono in Chieri sparando all’impazzata. Si allontanarono con 25 ostaggi che vennero poi scambiati con i prigionieri del 19 aprile attraverso la mediazione di padre Molas.
Con la liberazione di Chieri, le formazioni partigiane si attestarono sulle colline circostanti Torino in attesa di attuare il piano E27 “Aldo dice 26X1” che significava: marciate immediatamente su Torino, sconfiggendo ogni eventuale resistenza.
Il 26 aprile 1945 oltre sei mila uomini erano attestati e pronti all’azione